venerdì 4 maggio 2018

La piccola leggenda: BBC Ls3/5 A (Rogers, Spendor, Kef, Harbeth)

Di piccole dimensioni ma di grande fama questo mini-diffusore rappresenta un altro monumento nella storia dell'hi-fi e per me personalmente, un pezzo di grande valore sonoro della mia piccola collezione privata di hi-fi vintage. Il progetto di questo piccolo diffusore nacque dall'esigenza della BBC di monitorare le dirette TV negli studi mobili e con la sigla Ls3/5a è stato prodotto da numerosi marchi hi-fi (Rogers, KEF, Harbeth, Spendor e altri) su licenza della stessa BBC.
Scherzosamente chiamato "scatola da scarpe" per le dimensioni ridotte, offriva prestazioni sonore di alto livello, tanto da spingere queste aziende a chiedere alla BBC il permesso di commercializzarlo per il pubblico di audiofili. 

Il successo commerciale che ne è derivato ha reso le Ls3/5a uno dei prodotti più celebri e longevi nella storia dell'alta fedeltà e anche uno dei migliori acquisti possibili nel mercato del vintage.
Le prestazioni in gamma bassa risultavano penalizzate dalle dimensioni contenute del mobile, sul quale era montato un woofer di appena 11 cm di diametro (il Kef B110 con cono in neoprene). Ad ogni modo, le Ls3/5a sono state le capostipiti di un tipo di diffusore detto mini-monitor che ha avuto momenti di grande popolarità.
Oggigiorno gli esperti hanno maturato una posizione più equilibrata nei loro confronti evidenziando anche i difetti citati, ma ciò non toglie che abbiano tuttora un folto numero di estimatori e continuino a provocare grosse discussioni tra gli appassionati, che si dividono tra entusiasti e detrattori.
Molta attenzione deve essere messa nell'abbinamento di questi piccoli gioielli con l'amplificatore, sia esso di tipo integrato o una coppia pre e finale, in quanto non necessariamente un amplificatore considerato di ottimo livello fornirà le prestazioni che ci si aspetta. Questo a causa del loro alto valore di impedenza abbinato alla scarsa efficienza di appena 83 dB che richiede un pilotaggio abbastanza muscolare; per tale ragione tanti possessori hanno ritenuto di ricorrere a finali di potenza valvolari, con risultati talvolta sorprendenti in termini di pura musicalità.
Una delle peculiarità delle Ls3/5a è la capacità di adeguarsi alla qualità dell'impianto audio utilizzato, anche quando si utilizzino elettroniche di massimo livello. Per questo possono fare da punto fisso nella catena audio ed essere abbinate ad amplificatori e sorgenti anche molto costosi. Caratteristica questa, comune solo a quei rari progetti di diffusori particolarmente "centrati".



LE VERSIONI
La popolarità di questo piccolo diffusore negli ambienti audiophile e il fatto che è stato prodotto da diversi costruttori ha ovviamente stimolato molti a confrontare le varie versioni, anche della stessa casa costruttrice, come ad esempio la 15 Ohm e la 11 Ohm della Rogers, o la biwiring e la monowiring della Spendor, fino alle più recenti rivisitazioni della Sterling o della Falcon acoustic che hanno cercato di migliorare i limiti della tenuta in potenza e dell'estensione in basso. Ovviamente, trattandosi dello stesso progetto, realizzato su precise specifiche BBC, il profilo sonoro risulta essere fedele a se stesso, ma con possibili sfumature, dovute a leggere variazioni dei materiali di costruzione del mobile e dei componenti e accorgimenti sul crossover. Molti sentenziano una preferenza netta per una o l'altra versione, ma in realtà, considerate anche le variabili oggettive delle elettroniche a monte, l'ambiente di ascolto e il gusto personale di ciascuno, non ritengo attendibili i giudizi assoluti.

Certamente c'è una quotazione di mercato del vintage che vede la Rogers prima versione 15 Ohm tra le più ricercate dai collezionisti per la sua magia del medio nella resa delle voci o la Spendor monowiring 11 Ohm per il suo maggiore equilibrio generale e gli acuti brillanti ma leggermente più dolci. Queste sembrano essere le due versioni più ricercate, ma ciò non vuol dire che siano le migliori, il mercato del vintage considera anche un valore storico, come nel caso di una coppia di Rogers primissima versione da 15 Ohm con numero di serie 027 e 028 perfettamente conservate e con tutti i componenti originali battuta all'asta per 17mila sterline. Attualmente a 3500 euro la 3/5a viene proposta al pubblico anche dalla Falcon Acoustics, rinomata azienda costruttrice di altoparlanti ad Oxford, che si avvale della consulenza di Malcom Jones, tecnico supervisore della KEF che forniva alla BBC il mid woofer B 110 e il tweeter T-27. L'obbiettivo è quello di migliorare i parametri del progetto in termini di tenuta in potenza e estensione in basso senza perdere la magia delle altre caratteristiche. Altra valida alternativa, molto apprezzata per essere riuscita a trovare un punto di equilibrio tra tutti questi aspetti è la versione della Stirling, che dopo anni di lunghissima esperienza nella riparazione e manutenzione di questi diffusori ne ha intrapreso la produzione, ovviamente su licenza BBC, sebbene con componenti SEAS e Scan Speak invece che KEF accuratamente modificati per ottenere specifiche aderenti a quelle originarie. 

L'ASCOLTO 

Ho avuto modo di ascoltare le due versioni più conosciute sopra citate, la Rogers 15 Ohm e la Spendor monowiring 11 Ohm e cercherò di estrapolarne le caratteristiche salienti per descrivere il profilo sonico del progetto 3/5a. 

Inserite nel mio impianto 
di riferimento con pre Audio Research LS 7 e finale Classè Audio DR-3 le piccole Spendor 3/5A (monowiring 11 Ohm) hanno rivelato tutte le raffinate abilità che hanno reso famoso questo diffusore. In un ambiente di oltre 45 mq (9x5,5mt), posizionate a 1,8 mt dalla parete di fondo e 1,7 da quelle laterali, hanno fornito una scena sonora precisa e granitica, ampia in profondità e larghezza che incorniciava quella disarmante capacità di restituire le voci, e non solo quelle, che lascia a bocca aperta, tipico effetto 3/5A... I fiati, gli archi e più in generale la musica acustica, vengono resi con un senso di naturalezza, di presenza "reale" che la fa preferire senza dubbio a tutti i suoi diretti concorrenti. Le dimensioni e le proporzioni della scena sonora che si materializza davanti a me sono reali, il basso non è quello di un diffusore di alto rango da pavimento, ma in quel momento non se ne sente la mancanza, la coerenza delle proporzioni e dell'impatto che restituisce la piccola Spendor è godibilissimo, abbinato al microdettaglio e alla sua naturale emissione c'è di che leccarsi le dita... penso a quelli che parlano di radioline, magari senza neanche averle mai ascoltate, e mi spunta un sorriso... Ascoltandole in questa configurazione, improntata alla neutralità, ne intuisco il segreto di questo "evergreen", che è l'equilibrio tonale che i suoi progettisti hanno centrato. Il minimonitor 3/5A è pensato e costruito per fare il suo lavoro, che è quello del piccolo monitor da studio per rivelare esattamente il contenuto della registrazione, fin nei più piccoli dettagli, ma cogliendone il senso, le proporzioni, l'anima dell'evento sonoro, senza farne una radiografia, che è la tendenza dell'ultimo decennio, e per cui molti diffusori che hanno tentato di imitarlo, hanno fallito. Altri invece hanno fallito nel tentare di migliorare il basso, gonfiandolo, snaturando e stravolgendo tutto l'equilibrio sonoro del loro progetto. Il 3/5A è un perfetto esercizio di equilibrio a cui qualcuno è riuscito ad avvicinarsi cercando di centrarne gli stessi obbiettivi. Penso alle Minima di Sonus Faber, alle Harbeth P3, alle ProAc Tablette e forse qualcun altro. Ovviamente, come sempre, il risultato dipende molto dalla collocazione in ambiente e dall'amplificazione, e il DR-3, a parte lil suo raffinato assetto timbrico, con la sua spinta energica gli dà anche quel senso del ritmo, quel punch per il quale a volte, sotto questo aspetto, vengono preferite le loro concorrenti Linn Tukan. Le piccole inglesine, da monitor rivelatore quali sono, reagiscono in modo evidente non solo all'abbinamento con le elettroniche ma anche all'utilizzo dei cavi e, come prevedibile, ne hanno confermato anche il profilo sonico. Nel mio impianto hi-fi personale utilizzo in biwiring delle Sonus Faber Minima Amator collegate al DR-3, dei MIT Shot Gun S3 sul basso e dei Cogan Hall intermezzo sulle medio-alte per sfruttarne le straordinarie doti di trasparenza e "luminosità". Con le piccole Spendor 3/5A monowiring ho quindi utilizzato prima l'uno e poi l'altro, e come una cartina di tornasole, hanno restituito esattamente quanto gli ho offerto sulla carta: basso più corposo e possente con i MIT e maggiore trasparenza e ariosità con i Cogan Hall. Ho riportato questo piccolo esperimento per confermare ancora una volta, semmai ce ne fosse ancora bisogno, le spietate qualità da monitor di questo piccolo diffusore diventato paradossalmente uno dei grandi classici nei salotti buoni dell'hi-end. I brani ascoltati in questa sessione sono piccole formazioni jazz, qualche brano di musica da camera e un paio di voci del panorama pop-folk: sotto riporto le copertine, da prendere anche come suggerimento di album da acquistare, specialmente per possessori di impianti di questo genere.


Le leggere differenze di cui accennavo prima tra le Rogers 15 Ohm e le Spendor 11 Ohm che ho avuto modo di ascoltare in un paio di occasioni a confronto, sono percepibili a un attento ascolto, e puntualmente si manifestano anche alternando le elettroniche a monte: la Rogers è leggermente più brillante in alto e ha quella caratteristica del medio appena "avanzato" che abbinato al suo generale assetto timbrico del progetto 3/5A, offre quella magia sulle voci. A mio parere la 15Ohm è quella che si interfaccia ancora meglio con elettroniche valvolari ammorbidendo il suo profilo, le Spendor 11 Ohm, ascoltate con lo stesso integrato Audio Innovation alternandolo all'accoppiata pre/finale Quad 33/306, sembrano essere un filo più equilibrate e neutrali. Tutto questo va considerato, ribadisco ancora una volta, alla luce delle elettroniche a monte, vuol dire che a seconda delle elettroniche utilizzate può essere ovviamente preferibile l'una o l'altra versione, e senza contare soprattutto, il proprio gusto personale. L'occasione del mercato dell'usato poi può offrire l'occasione di portarsi a casa uno o l'altro di questi pezzi di storia dell'hi-fi preferibili alle attuali versioni oltre che per un risparmio economico anche per un certo valore storico, ma anche una delle altre versioni di KEF, Harbeth ecc, con qualche leggera sfumatura di differenza, ovviamente darà la possibilità di godere delle qualità del progetto 3/5A. 
Le versioni attualmente in commercio di cui ho accennato prima e che onestamente non ho avuto modo di ascoltare, hanno riscosso ovviamente molto interesse da parte di pubblico e critica, sono stati pubblicati recentemente articoli, su Audio Gallery (Audio Review) riguardante la versione Falcon Acoustic con il titolo "Una leggenda in corso d'opera" e su remusic.it (rivista web con cui collaboro) riguardante la versione Stirling di cui tratta dettagliatamente il collega Ulisse Pisoni consultabile al link https://www.remusic.it/IT/Diffusori-Stirling-Broadcast-LS35a-V2-809d4700 

CONCLUSIONI 

La 3/5A non è un diffusore per tutti, è per palati fini, è un vino buono ed è, come spesso accade, in una botte piccola. Il progetto di questi diffusori nasce per monitorare e rilevare ogni minima sfumatura dell'evento sonoro e infatti, il loro comportamento è da monitor, con quella gamma media neutrale, spietata, rivelatrice, veloce e in aggiunta, se ben posizionati in ambiente, con una capacità di ricostruire la scena sonora in profondità e in larghezza fuori dal comune. Le doti acustiche delle piccole 3/5A sono godibili abbinate ad amplificazioni di qualità, non necessariamente costose, sebbene siano capaci di rivelare tutta la raffinatezza di amplificazioni di alto rango, ma va fatta attenzione alla combinazione del profilo sonico. Ovviamente si adattano meglio a certi tipi di musica, sono consigliabili a chi ascolta musica acustica, piccoli gruppi jazz, musica da camera o pop folk acustico con pochi strumenti piuttosto che rock duro, sinfonica o grosse masse orchestrali, ma in ogni caso il tipo di ascolto che offrono è di grande raffinatezza, e per questo motivo, non solo perché sono un pezzo di storia dell'hi-fi, sono raccomandabili a chi sa apprezzarle.



giovedì 1 marzo 2018

NAD 3020 - La democratizzazione dell'hi-fi

Questo anonimo integrato, con i suoi 28 musicalissimi watt per canale è uno di quegli oggetti che ha lasciato traccia di sé nella Storia dell'Hi-Fi, diventando alla fine degli anni settanta, in breve tempo, un riferimento per tutti coloro che desideravano assemblare un impianto low budget ma dal buon suono, fino ad allora appannaggio di audiofili con maggiori possibilità di spesa.
Dal punto di vista estetico lo definirei essenziale e scarno, anonimo o addirittura bruttino, in controtendenza rispetto all'estetica patinata di molti giapponesi dell'epoca, sembrerebbe quasi che sia stato presentato volutamente così per affermare la sua qualità sonora rispetto ad aspetti secondari.
Ad ogni modo, il piccolo trenta-venti in breve tempo ha saputo conquistare il cuore di recensori e audiofili di tutto il mondo diventando nel tempo l'integrato più venduto e longevo nella storia dell'HiFi grazie al progetto illuminato di chi evidentemente sapeva il fatto suo, un progetto intelligente ed un suono semplicemnete strepitoso a quei tempi e ancora oggi dannatamente affascinante.
Questo ampli low-budget sin dal momento del suo ingresso nel mercato della fascia entry-level ha sorpreso con le sue capacità di pilotaggio anche quando collegato a diffusori piuttosto ostici. Su uno dei primissimi numeri di Audioreview all'epoca furono riportate le misure al banco a confronto di due ampli concorrenti giapponesi ben più costosi e potenti, sbaragliandoli: alternando il piccolo 3020 al Luxman L-116A da 70 W e al finale Marantz SM500 da 60W ai terminali di una coppia di KLH, piuttosto difficili da pilotare, il NAD a fronte dei suoi 25 W di targa erogava ben 34 W contro i 6 W (!) dei suoi concorrenti, messi alle strette dalle caratteristiche elettriche dei diffusori. 
Con la sua potenza sufficiente a pilotare buona parte dei diffusori e crescente fino all'impedenza di 3 Ohm, una buona adattabilità dell'ingresso phono sebbene un po' rumoroso, controlli di tono, loudness, separazione pre-finale, ciricuito anti-clipping (escludibile) e 5 led per l'indicazione della potenza d'uscita si presentava al mercato per far parlare di sé.

Oggi in considerazione dell'alto valore sonoro e del basso costo a cui si può reperire sul mercato dell'usato, il 3020 rappresenta il classico esempio degli apparecchi senza tempo di cui tratta questo blog, entrandoci a pieno titolo. All'epoca questo ampli veniva proposto a circa 250/300.000 lire ed oggi sul mercato dell'usato vintage si trova, in una delle sue varie versioni, alla cifra irrisoria di circa 100 euro. La sua rilevanza storica e il suo musicalissimo profilo lo rendono un ottimo acquisto, a tutt'oggi capace di regalare ore di godibilissima musica, in barba a molti concorrenti di fascia media, sia di ieri che di oggi.




IMPRESSIONI D'ASCOLTO:

Premesso che del 3020 ci sono diverse versioni, aggiornamenti e rivisitazioni, va detto che il suo profilo sonico rimane sostanzialmente fedele a se stesso, con un equilibrio timbrico riconoscibile, tendenzialmente molto caldo con una gamma media dettagliata e leggermente "ambrata" ed un leggero roll-off sulle alte frequenze. E' un suono piacevole, intelligibile ma tutt'altro che incline all'iper-dettaglio, che ha il pregio di una pressoché totale assenza di fatica all'ascolto, anche portando la manopola del volume verso i suoi limiti. L'ascolto è stato condotto utilizzando una coppia di Spendor SA-1, meno ostiche delle Minima Amator che uso di solito, e un po' più coerenti con un eventuale budget di spesa, sebbene ancora alto rispetto alla categoria entry level del 3020. La Spendor SA-1 è un diffusore piuttosto aperto, rivelatore, ben esteso in alto e piuttosto luminoso, credo che possa ben interfacciarsi con il piccolo 3020.


Per coerenza di budget, ho utilizzato come sorgente un cd Marantz 63, macchina anche questa che per rapporto qualità/prezzo meriterebbe una menzione in questo blog. Come cavi ho scelto degli XLO, presi in prestito dal mio amico Marco, sebbene di fascia economica un po' troppo alta per il livello dell'impianto. Gli XLO sono piuttosto brillanti sull'estremo superiore e credo che possano compensare il leggero roll off dell'ampli sulle alte frequenze. Il 3020 è molto musicale, caratterizzato da una gamma media ben calibrata, non invadente ma ben chiara e descrittiva del messaggio musicale, le voci sono credibili, hanno una inaspettata naturalezza su un ampli di questo livello. 
L'estensione e definizione della gamma alta non è il punto di forza del piccolo NAD, seppur apprezzabile per una buona correttezza timbrica e assenza di asprezze, rimane un po' approssimativa ed arrotondata. All'ascolto questo si traduce in una riproduzione piacevole e poco affaticante ma anche poco brillante, perdendo un pizzico di vivacità in certi passaggi.
Il basso è inaspettatamente potente, piuttosto profondo e robusto, sconosciuto a molti dei suoi concorrenti. Ovviamente non è il basso granitico di un Krell, il compromesso è un basso un po' gonfio, a tratti poco controllato ma tutto sommato contribuisce non poco alla sensazione di suono caldo e morbido. 
A completare il profilo sonico del 3020 c'è anche una notevole dinamica che i suoi 25 watt riescono sfoderare e che rendono l'ascolto di percussioni e masse orchestrali godibile e con un buon impatto. Questo aspetto ha certamente contribuito non poco al suo successo commerciale. Volendo trovare un punto dove questo ampli non eccelle si potrebbe dire che manca un po' di microdinamica e di dettaglio, lì dove non è richiesto spunto energetico ma una buona velocità nel gestire il segnale musicale. Il dettaglio e la definizione inoltre non sono i punti di forza del 3020 e questo implica anche una immagine acustica non particolarmente precisa, leggermente sfuocata seppur ben proporzionata ed estesa. Ma evidentemente non sono questi gli obbiettivi di questo ampli che vuole proporre, accettando i compromessi della sua fascia entry-level, un suono descrittivo e godibile piuttosto che iperdettagliato, ampio come quello di ampli di ben altra potenza e classe, e l'obbiettivo è stato perfettamente centrato dalle encomiabili capacità del suo progettista. Credo che il segreto del successo di questo ampli sia nel senso delle proporzioni, nella capacità di rappresentare l'evento sonoro con sufficiente dettaglio, come un quadro piuttosto che una foto, ma molto gradevole e godibile, con quella sua caratteristica timbrica calda senza addentrarsi in dettagli e ricostruzioni nitide della scena sonora che appartengono ad elettroniche di ben altro livello.


NOTE:

Se avete l'occasione di trovare sul mercato dell'usato il mitico NAD 3020 verificate innanzitutto lo stato elettrico dell'ampli poiché, come tutti i vintage, è probabile che avrà bisogno di verificare e eventualmente ripristinare contatti, connettori, condensatori, potenziometri ecc, ma se c'è da sostituire troppe cose, dato il suo modesto valore economico, potrebbe non valerne la pena. Nel caso invece sia tutto in ordine e con una ripulita generale si riesca a riportare all'antico splendore questo piccolo pezzo di storia dell'hi-fi, potrebbe essere l'occasione da non perdere.

Come molti ampli di razza anche il piccolo NAD predilige una buona mezz'ora di riscaldamento prima di fornire le prestazioni ottimali nei termini in cui ho descritto nelle impressioni di ascolto. Appena acceso suona leggermente impastato e gonfio, dopo un po' è percettibile una maggiore apertura e un miglioramento generale delle prestazioni.
Concordo inoltre con altri estimatori di questo NAD che suggeriscono di evitare il circuito soft clipping, escludibile dal pannello posteriore, il loudness che tende a gonfiare eccessivamente il suono, ed i controlli di tono. Il 3020 ha il suo equilibrio sonico e va rispettato, non è un caso che esiste anche la versione audiophile 3120 che non prevede queste funzioni.


CONCLUSIONI:

Il 3020 è un'amplificatore che per valore storico e valore sonoro entra a pieno titolo tra gli apparecchi senza tempo, se poi si considera il fatto che il suo valore sul mercato dell'usato è attorno ai 100 euro, è evidente che diventa una occasione da non lasciarsi sfuggire se lo si trova in buone condizioni. Rispetto ad amplificatori analoghi, suoi coetanei, il 3020 si lascia spesso preferire, sebbene non concordo con chi dice che surclassa la concorrenza, vedi ad esempio Sansui AU117 o Technics SU V2X, dipende sempre e tanto dagli abbinamenti e dal tipo di suono che si vuole ottenere. In ogni caso, non c'è da meravigliarsi che il piccolo NAD abbia riscosso tanto successo e sia diventato un grande classico. Oggi gli ampli moderni di quella fascia entry level sono più dettagliati, precisi e veloci ma il 3020, pur con i suoi limiti, sfoggia ancora quel suo sound personale, anche nei confronti dei suoi successori di casa NAD che seguono le tendenze di mercato e rappresentano il "best buy" nella loro categoria, e potrebbe farsi preferire da chi cerca il coinvolgimento emotivo nella musica piuttosto che una sua radiografia.

mercoledì 1 marzo 2017

Linn LP 12 - "Il giradischi"

Stavolta ci si trova davanti a un pezzo di storia. Questo oggetto è considerato da molti appassionati "il giradischi", una pietra miliare nella storia dell'alta fedeltà, sebbene ci siano anche i suoi detrattori. Scrivere del Linn LP 12 potrebbe sembrare anacronistico, considerato tutto quello che si è scritto su questo giradischi, ma in un blog degli evergreen dell'hi-fi non poteva mancare. Oltretutto, l'LP12 è a tutti gli effetti un oggetto senza tempo: dal 1972, anno della sua introduzione sul mercato, la Linn continua a produrlo con costanti miglioramenti e aggiornamenti, e ad oggi viene considerato uno dei migliori giradischi in commercio, un riferimento, specialmente nella sua massima configurazione. Ma a proposito di questo vanno fatte delle debite considerazioni e conseguenti valutazioni. Intanto, si parte da una configurazione base, prezzo al pubblico poco sopra i 3000 euro, fino a quella massima, la attuale versione Klimax, già corredata di un suo pre-phono interno, che arriva a 23000 euro. Un bel salto... Ma cosa c'è in mezzo, tra la versione base e quella top con una differenza di prezzo così ampia? 


Partiamo dal suo profilo sonico. Questo giradischi, nato con l'obbiettivo di dimostrare che c'erano molte più informazioni sul disco in vinile di quante gli appassionati riuscivano ad estrarne ed apprezzarne, ha centrato il suo obbiettivo ma ha comunque un suo modo di riproporre l'evento musicale, con i suoi toni medi caldi leggermente in evidenza tende ad avvicinare l'ascoltatore allo stage sonoro, una sensazione piacevole, per alcuni troppo ruffiana, e proprio qui il Linn trova i suoi sostenitori e anche i detrattori che vorrebbero una riproduzione più netta, scolpita e neutrale rispetto alle tinte calde e morbide a cui tende il Sondek LP 12. Gli upgrade che portano il Linn a far lievitare il suo costo vanno spesso proprio in questa direzione, verso un suono più netto, asciutto, con un basso più controllato, ma non sempre questi ritocchi vengono poi apprezzati dagli amanti di questo oggetto. Partendo da questo presupposto, per avere un suono più asciutto e controllato con 20mila euro di budget, ma anche molto meno, certamente può aver senso valutare altre soluzioni, piuttosto che scegliere il Linn e addentrarsi nei suoi infiniti upgrade per modificare il suo profilo sonoro. Ma in fondo, quel profilo sonoro, quelle tinte calde, seppur snellite per ottenere un suono più veloce e scolpito, appartengono solo a questo monumento della storia dell'Hi-fi.



Al momento la Linn, per semplificare e dare probabilmente un riferimento ai possessori dell'LP12, ha reso disponibili tre versioni che corrispondono a tre livelli di performance di questo giradischi: Majik, Akurate e Klimax.

Majik LP12

giradischi Sondek LP12 in configurazione completa
Comprende  controtelaio new subchassis, alimentatore Majik LP12 Power Supply, braccio Project 9 CC, base inferiore Solid Base, fonorivelatore Adikt, adattatore 45 rpm - Costo: 3500 euro

Akurate LP12

giradischi Sondek LP12 in configurazione completa
Comprende controtelaio Kore, alimentatore Lingo III, braccio Akito II,  base inferiore Trampolin, fonorivelatore Krystal - Costo 8700


Klimax LP12

giradischi Sondek LP12 in configurazione completa
Comprende controtelaio Keel, alimentatore Radikal (Klimax machined), braccio Ekos SE,  base inferiore Trampolin, preamplificatore interno Urika II Exakt con uscita per componenti Exakt, fonorivelatore Kandid - Costo: 23000 euro



CARATTERISTICHE, UPGRADE E ABBINAMENTI:

Il Linn Sondek LP 12 utilizza una costruzione su controtelaio sospeso su tre punti, soluzione adottata dal suo predecessore Ariston RD11, e un esclusivo cuscinetto unipivot centrale con tolleranze meccaniche estremamente basse per ottenere la massima precisione di rotazione.
- Trazione a cinghia e piatto interno ed esterno di massa elevata e perfettamente bilanciati per garantire la più costante velocità di rotazione.
- Telaio in legno massello, piastra superiore in acciaio inossidabile, controtelaio sospeso su molle e basetta del braccio fissata solidalmente per garantire immunità da vibrazioni e rientro acustico, massime prestazioni e affidabilità.
- Possibilità di migliorare le prestazioni sostituendo all'alimentazione Basik l'alimentatore Lingo III, che permette un controllo del motore di altissima precisione per il massimo dettaglio musicale. Ultima creazione il nuovo alimentatore Linn Radikal, la massima espressione per il controllo di velocità con feedback dal piatto di rotazione.
- Disponibili due tipi di coperchi per la chiusura inferiore del giradischi: Linn SolidBase e Linn Trampolin. Ora costruiti in alluminio per aumentare la schermatura al sistema - dotati di cavo di massa da collegare al telaio. Trampolin è dotato di sospensione aggiuntiva per mezzo di piedi regolabili con diaframmi in silicone.
- Possibilità di scelta tra due tipi di braccio: Linn Ekos III , Linn Akito II. Precedentemente il Linn Ittok LVII, in produzione dal 1979 al '93, fu il primo braccio Linn che equipaggiava l'LP12 che in origine, fornito senza braccio, veniva spesso accoppiato al Grace 707, al Sumiko tonearm o al Mission 774.
- Ideale complemento modelli di fonorivelatori: LINN Kandid, Linn Akiva, Linn Klyde, Linn Adikt. Precedentemente Linn Asak, Asaka, Troika. 
- Finiture standard: Nero, Noce, Teak e Palissandro. Finiture speciali a richiesta. Le scanalature del telaio sono una caratteristica comune alla gran parte delle versioni disponibili che rendono il Linn Sondek LP12 immediatamente riconoscibile.

LA STORIA:

Il giradischi Linn Lp12 nasce da un'idea del progettista Ivor Tiefenbrun che, come accennavo sopra, si prefigge l'obbiettivo di dimostrare che, contrariamente a quanto si pensava all'epoca della sua introduzione nel mercato hi-fi nel '72, il componente più importante non fosse il diffusore, a valle della catena, ma la sorgente a monte, da cui dipendeva la capacità di estrarre dal disco la maggior quantità possibile di informazioni e dettagli. La popolarità e il successo riscosso negli anni dall'LP12 a cominciare dagli audiofili più esperti che presto lo adottarono come riferimento, evidentemente dimostra che l'intuizione era giusta e che l'obbiettivo era stato raggiunto. Ad oggi, con i suoi vari upgrade e aggiornamenti, l'LP12 è ancora in produzione diventando così il componente audio più longevo della storia dell'Hi-fi.



IMPRESSIONI D'ASCOLTO:

La caratteristica riconoscibile all'ascolto dell'LP12 è la cosiddetta spinta in avanti di cui si parlava prima, che dai suoi sostenitori è descritta con la sintesi "pace, rhythm and timing" dovuta all'emissione delle frequenze medie a tinte calde, una specie di effetto pre a valvole. Qualcuno che preferisce un suono più asciutto, con un basso più controllato e una gamma dinamica più netta riferisce che ad un attento ascolto, passato il piacevole e ruffiano effetto ci si accorge che tutto sommato, in alcuni passaggi il Linn rende eufonico e semplifica certi dettagli e sfumature che si vorrebbero percepire in modo più netto e neutrale, che è una caratteristica di altri giradischi, spesso basati su una struttura rigida. Per questo motivo, avendo a disposizione un Micro Seiki BL-91 con braccio SME 3009 e stessa testina MM Ortofon Blu, ho voluto fare un confronto dei profili sonici di queste due impostazioni di costruzione. Ho scelto tre dischi: Come away with me, di Norah Jones,  Spain di Miles Davis e La Folia / Jordi Savall, ottimi test per apprezzare la resa di voci e strumenti acustici. Andando dritti al punto senza soffermarsi su descrizioni troppo dettagliate, risulta subito evidente che il suono del Micro Seiki è nitido, netto e scolpito, sembra più asciutto e veloce rispetto al Linn, come lo vorrebbero molti suoi detrattori, la ricostruzione della scena sonora un po' compressa in profondità, ma ben estesa ai lati del fronte sonoro. Il Linn evidenzia subito quella sensazione di maggiore "presenza" porgendo un po' più vicino l'evento sonoro, sembrano esserci più nuances, sia nelle pieghe dell'anima della voce di Norah, che nella lucida tromba di Miles Davis, la sensazione viene confermata anche per la resa degli strumenti antichi utilizzati nell'esecuzione di Jordi Savall. La  quantità di armoniche e di sfumature restituite dal Linn appare evidentemente maggiore, come dice il mio amico Matteo presente all'ascolto, "c'è più roba", più informazioni, più micro dettaglio, la capacità di trasferire all'ascoltatore l'evento musicale nella sua interezza, fino alle sue più piccole sfumature è evidente. Posto che il confronto è limitato ai soli due giradischi a disposizione, e che quindi rispetto a giradischi più performanti il discorso cambierebbe, in ogni caso mi lascia perplesso chi riferisce che il Linn LP 12 "semplifica". Alla luce di questa prova d'ascolto direi che fa esattamente il contrario: l' LP 12 avvicina e puntualizza, approfondisce e tende al dettaglio. Poi si può discutere del basso meno frenato rispetto al Micro Seiki che sembra più netto e veloce negli attacchi mentre il Linn risulta più "valvolare", qualcuno può dire più gonfio, ma piuttosto lo definirei più pieno, e nell'insieme più coerente. Credo che questa capacità dell' LP 12 di estrarre informazioni sia il motivo del suo successo, il motivo per cui è considerato una pietra miliare nella storia dell'Hi-fi, ed è il motivo per cui è stato costruito. Va ricordato inoltre che l'esemplare in test, con alimentazione Valhalla e braccio Ittok II, è più vicino alla configurazione base che a quella massima, ma c'è di che godere...

NOTE DI UTILIZZO:

Il Linn Sondek LP12 ha una messa a punto piuttosto delicata, le sue tre molle del controtelaio vanno regolate perfettamente, pena un eccessivo ammorbidimento del basso e perdita di dettaglio, oltretutto, la taratura va controllata periodicamente poiché facilmente si perde e va nuovamente messa a punto.




INFO DA WIKIPEDIA:
In molti hanno scritto del giradischi Linn Sondek LP12 e anche Wikipedia, l'enciclopedia mondiale online, fornisce interessanti notizie e curiosità a riguardo. Qui di seguito il testo integrale, diviso per argomenti specifici.

HISTORY:
The Sondek LP12 turntable, introduced in 1972, utilises a suspended sub-chassis design and a patented tightly-toleranced single-point bearing. The LP12 has evolved since its introduction, but its basic suspended sub-chassis design has remained. At the time, the design was identical to the Ariston RD11 and similar to the Thorens TD150, both in turn based on the Acoustic Research XA turntable that was launched in 1961. The XA was created by renowned audio pioneer Edgar Villchur. The three-point "suspended sub-chassis" of the XA, using a compression spring system, was much improved upon and popularised in the LP12.
The similarities between the LP12 and the Ariston RD11 resulted in a patent case: Ariston vs. Linn, or more correctly, Fergus Fons Ltd, Hamish Robertson vs. Ivor Tiefenbrun. In 1972, the late Jack Yan Tiefenbrun filed a pair of provisional patent specifications for a simple point-contact bearing, and followed them up in June 1973 with a complete specification claiming 'improvements in, or relating to, gramophone record playing apparatus'. The application was accepted by the British Patent Office and published as BP1394611. In May 1975, following the publication of the Tiefenbrun patent, an opposition was lodged by turntable manufacturer Fergus Fons Ltd and the late William James Hamish Robertson. The patent was opposed on various grounds, including that 'what was being claimed as new, was in fact old', and that the idea was 'lacking in inventive step' over what was already known. A further ground of opposition was that the invention had been 'obtained' from Hamish Robertson, and was his original idea rather than that of Jack Tiefenbrun. Jack Tiefenbrun had formed Castle Precision Engineering (Glasgow) Ltd some 15 years earlier. Hamish Robertson had a company called Thermac in 1967, which became Ariston in 1970, and Ariston Audio in 1973. In 1970 Jack's son Ivor formed a friendship with Hamish. In 1971 Ivor made a prototype turntable with a ball bearing, and then went to Israel. While Ivor was away, Jack and Hamish changed the ball bearing to a single point bearing. Robertson's company Thermac then ordered forty of the turntables from Castle Precision Engineering Ltd. In 1971, and now operating as Ariston, Hamish showed the turntable under the model name RD11 at the Harrogate show, and set up a distribution network with C. J. Walker and Company. By the end of 1972 relations between Robertson and the Tiefenbruns had broken down. This allegedly led to a threat to Robertson that a copyright action would be brought against him if he had the RD11 turntable made elsewhere than at Castle Precision Engineering. In February 1973 Linn Products Ltd was formed to sell turntables made by Castle Precision Engineering. Robertson left Ariston, which by now had been taken over by Dunlop Westayr Ltd, and became director Fergus Fons Ltd. In the end The Robertsons’ opposition to the Tiefenbrun patent was rejected.

The thinking at the time was that the most important component of a high-end audio system is the loudspeakers. Linn presented an important challenge to that by claiming that the source (i.e. the turntable) was the most important part of the system.
Ivor Tiefenbrun has talked about how Sondek derives from the word Soundex as each hi-fi design always ends up having its own unique identifiable and recognisable sound. Some report the original name was just Sondek without the LP12.
Early versions were a platform for mounting third party tonearms, had a basic power supply arrangements, and would only revolve at 33⅓ rpm. Those users requiring a 45 rpm option would have to purchase a special adaptor to increase the diameter of the motor pulley and platter speed accordingly.
Throughout the years, there have been many changes resulting from development efforts to improve this table. These changes include modifications to components such as the subplatter and bearing, rubber feet, baseboard, armboard, suspension springs and grommets and reinforced plinth. A much improved on-board PSU, the Valhalla, was marketed as an upgrade option. Later, external power supplies became de rigueur firstly with the introduction of the Linn Lingo, and later the Radikal.

PARTNERED TONEARMS AND POWER SUPPLIES:


Like most turntable units, many options to partner the LP12 are available (including Linn's own) for tonearms, cartridges and, to a much lesser extent, power supplies. Although Linn constantly espouses the virtues of a "pure" Linn system, and there is much talked about synergies with other Linn components, the LP12 user has the option of a number of third party options. Before the existence of Linn-branded tonearms, Linn was the importer for Grace, and used their 707 tonearm. The Sumiko tonearm and later the Mission 774 arm were also popular choices and much spoken of. The first Linn-badged arm, the Ittok LVII, was in production 1979-93. A 3-point-mounted arm with a large-bore arm tube designed and manufactured in Japan. It was gradually superseded by the Ekos. A budget arm, the Basik LVX, was produced from 1983 to 1986, and replaced by the Akito. For today's demanding audiophile, LP12 is commonly partnered with the Linn Ekos SE tonearm; the unipivot ARO tonearm from Naim Audio is also very popular. External power options include Linn's own top of the line Radikal power supply featuring an auto-calibrating speed management system; Naim Audio manufactures the Armageddon power supply for the LP12, based on its own Hi-Cap power supply unit. Linn were distributors for Grace and Supex Corporation at the time, and thus the Grace G-707 tone arm and Supex SD900 and SD1000 phono cartridges were also frequently partners for the deck. Early Linn-branded cartridges, such as the Asak and Asaka, and the 3-point mounted Troika (now discontinued), were produced by Supex for Linn. Linn's later subcontracted cartridge manufacture to Lyra Corporation in Japan. Paul Messenger, writing in Stereophile, credits Linn's endorsement and importation of the Supex brand for the resurgence of audiophile interest in moving coil cartridges. Naim Audio manufactured the Linn-branded head amplifier (phono amplifier), the Linnk. Linn today manufacturers the Uphorik ("euphoric"), and Urika ("eureka") phono pre-amplifier that can be powered by the Radikal. Linn capitalised on the success of the Sondek LP12 by introducing the more affordable Basik and Axis turntables, complementary tonearms for the Sondek and cartridges at different price points.

POPULARITY:

The LP12 is popular with many audiophiles around the world for its excellent ability to play music with "pace, rhythm and timing". It is sometimes used by hi-fi reviewers as a reference turntable.

It was at its most popular in the golden age of vinyl playback, principally the 1970s through to the 1980s. David Thompson, writing in Record Collector News, said that the LP12 enjoyed a "stranglehold on the qualities of LP reproduction for many years". Its closest competitors were probably the Roksan Xerxes, the Well Tempered Table, several Thorens decks (TD125/126, TD160, TD2001/3001). the Michell GyroDec, the Dunlop Systemdek, the Logic DM-101 and the Pink Triangle PT1. However, the LP12 outsold them all in the United Kingdom. In fact, TNT asserts that "most foreign manufacturers of hi-end turntables didn't even bother to import" because they were faced with an uphill fight. Critics and reviewers would all too frequently conclude of any imported competitor that "an LP12 is better and you could buy two Linn's for that money".
The LP12 has acquired such cult status amongst audiophile turntables that many seek to knock it off its pedestal. Although the design has not been fundamentally revisited, there have been improvements to the turntable's design since its launch using advances in material science, over 40 years ago. It remains possible to buy a Sondek LP12 in a configuration not dissimilar to one made in 1973. In 2004, Stereophile said it was "a classic, a revolutionary, an iconoclast, a survivor." In 2011, ranking the LP12 the second "Most Significant Turntables of All Time" for The Absolute Sound, Robert Harley said: "It’s impossible to imagine the high-end industry without the LP12".
The success of the LP12 owed a lot more to marketing and the personality of Ivor Tiefenbrun, in what is essentially a niche audiophile sector, than engineering. Support of reviewers and dealers were the overriding factors, sweeping under the carpet the deficiencies of what in essence was a flawed pirated design. The major flaws were bass bloom colouration, difficulty of setting up the deck and maintaining the optimum set up. The setting up of LP12 which go “out of tune” has become something of an industry.
Linn Products provided dealers with large margins as rewards for selling sufficient quantities of the deck and this discouraged comparisons with more modern and superior sounding alternatives. Reports about the practices of Linn representatives have been posted on the Internet, including tampering with a demonstration Pink Triangle at a retailer. The British hi-fi press, most notably the magazines under the Haymarket umbrella, waxed lyrical about the LP12 and would always recommended it, even in systems with budget arms, cartridges, amplifiers and speakers. The young men reviewing at the magazines were very impressionable and open to being turned to a *way* and most were converted by visits to Glasgow and the persuasions of Ivor Tiefenbrun. Once he had the industry in his grasp it was very hard for other new manufacturers to find good and responsive retailers for their products and many fine companies and products were killed off, especially in the two recessions of the early 80's and early 90's. Along with British products, high performance Japanese direct drive turntables could not get a look in. It is recognised now that many of these direct drive decks, scorned by journalists at the time, are sonically superior to the LP12.
The price of the LP12, with the numerous modifications, has sky rocketed over the decades. The resulting profits enabled Linn Products to diversify and become a manufacturer of life style products in the digital age.


PRODUCT HISTORY:

Changes thereto are elaborated below. related serial numbers in square brackets

  • 1972, LP12 turntable introduced.
  • 1974, Main bearing liner changed. Sub-chassis strengthened by addition of strap, spot welded in place. Motor control circuit changed from terminal strip to small PCB. Mains switch changed from two buttons to single with mains neon. [s/n 2,000]
  • 1978, Top plate modified adding two holes for 6 x 0.5 self tappers into wood block. [23,000]
  • 1979, Lid prop removed, hinges changed to spring loading. [27,000]
  • 1981, February. Nirvana mechanical components. [32,826]
  • 1982, May. Valhalla crystal-driven electronic power supply made standard. [38,794]
  • 1984, Enlarged plinth corner bracing. [53,000]
  • 1984, June. Sub-chassis strengthening bar epoxy glued instead of spot welded. [54,101]
  • 1985, August. Cap head screws on bearing housing. [60,383]
  • 1985, September. Diode modification to Valhalla board [61,090]
  • 1985, December. Strengthening blocks on corners of plinth.
  • 1986, May. New clear lid.
  • 1986, Suspension springs improved.
  • 1987, March. New bearing housing, New Formica and MDF armboard. [69,161]
  • 1987, April. New springs. [69,591]
  • 1987, Bearing improved with better lining material and tighter tolerances. Change to black oil. Suspension springs ground to improved tolerance. Arm board composition improved. [70,000]
  • 1989, Motor thrust pad changed. Valhalla surge guard modification. PCB mains lead (UK). [79,700]
  • 1989, New MDF armboard, laminated top and bottom. [79,160]
  • 1989, Harder suspension grommets fitted. [81,000]
  • 1990, External Lingo power supply available as add-on.
  • 1991, motor thrust pad cap added to Lingo models. [87,047]
  • 1991Valhalla board prototype with 45RPM (never went into production, codename "Wakonda") [87,047]
  • 1991, motor thrust pad cap added to Valhalla models. [87,206]
  • 1991, Introduction of LP12 Basik, a stripped down version of the turntable [87,672]
  • 1991, Solid base board replaces hardboard. [87,672]
  • 1991Trampolin base board with isolating feet available as an option [87,672].
  • 1992, Improved top plate fixing. [88,950]
  • 1993Cirkus upgrade (larger and better machined inner platter and new bearing, new springs, armboard, belt) fitted as standard. [90,582]
  • 1997, a limited edition commemorative LP12 was created to mark the 25th anniversary of the LP12. Amongst other features, it bears a plaque etched with the signature of Linn's founder Ivor Tiefenbrun.
  • 2000, 4th bolt added near motor on top plate, fitted as standard. Required extra cross beam on plinth.
  • 2001, New motor used (first new motor since original 1972).
  • 2002, Maple plinth introduced adding to existing black, walnut, rosewood and afromosia options.
  • 2013, Full-spec limited-edition (40 in all) 40th anniversary LP12, plinth made from oak casks from Highland Park distillery, priced at £25,000.[21]

IMPORTANT UPGRADES:

(in chronological order)
Lingo Power Supply (Introduced: 1990) Linn describes the LINGO as a "high precision, direct coupled, power supply designed to sit alongside the LP12 turntable". Prior to the Lingo, speed accuracy for 33 rpm (and 45 rpm) rotation was determined by the Valhalla power supply board.
The Lingo generates two 50 Hz sinusoidal waveforms which it amplifies and sends to the turntable motor – the Valhalla generates a single sine wave. Using crystal oscillators, one for 33⅓ rpm and one for 45 rpm. the two speeds are made possible. When depressed, the switch on the turntable supplies the start-up torque with which the deck's desired rotation speed is achieved. the switch on the turntable allows selection of the appropriate oscillator the output of which is fed into a synchronous counter to produce a 50 Hz or 67.5 Hz square wave for 33⅓ rpm and 45 rpm respectively. The square wave is filtered into a clean sine wave to minimise motor vibration, and amplified to 120V to feed the turntable.
The Cirkus upgrade (Introduced: 1993) The Cirkus kit aims to provide the LP12 with greater stability and ensure the bearing sits perfectly true to the chassis, through a redesigned bearing and stronger sub-chassis assembly.
The bearing housing height has been increased to improve lubrication; its mounting flange thickness has been substantially increased; the geometry of the top and bottom liners in the bearing housing has been altered to further reduce incidence of rocking. Thickness of the sub-chassis was doubled to improve rigidity, reduce flexing and improve control of the relationship between turntable platter and arm.[23] With the new bearing comes a new sub-platter.[24]
Keel (Introduced: 2006) The Keel upgrade to the LP12 is a replacement subchassis, machined from solid aluminium. It builds on the Cirkus upgrade (now fitted as standard to new LP12s) but is not included as standard in 'regular' production LP12s. Linn claims that the Keel is an application of its "close-tolerance aluminium machining", first seen in the ingot casing of the Sondek CD12CD player. The Keel, along with the Ekos SE tonearm and Trampolin Mk.2 were three Special Edition upgrades for the turntable's 33⅓ birthday, 33⅓ being the standard rotational speed when playing LPs.
Trampolin Mark 2 (Introduced: 2006) The original Trampolin baseboard was made from MDF, rather than masonite, incorporating damping feet which were optimised for LP12 to be placed on heavy furniture. The Trampolin II is made from aluminium.
Radikal (Introduced: 2009) The 'Radikal' system, priced at £2,500, comprises a "control box", DC motor and power supply which, according to Linn, offers more accurate speed control, and reduced vibration and resonance. This is achieved by using on-board speed management system with automatic calibration, and use of a new motor with low magnetic field and electrical noise, located within a machined housing.[25][26] It can be used to power the Urika phono amplifier or the Linn phonostage mounted inside the turntable.

RECOGNITION:

  • Named No. 1 of 'The Hot 100 Products, 2002' by Stereophile.
  • Named '2004 Analogue source component of the year' by Stereophile.
  • In May 2006, Hi-Fi Choice reviewers voted the LP12 "the most important hi-fi components ever sold in the UK".
  • Named '2007 Analogue source component of the year' by Stereophile.
  • In 2011, The Absolute Sound named the LP12 No. 2 in its ranking of "Most Significant Turntables of All Time"

RIFLESSIONI SUL VINILE AI GIORNI NOSTRI:

A chiusura di questo post, dove si parla nello specifico dI una icona dell'ascolto analogico, di cui non sono un accanito sostenitore, ma piuttosto un consapevole fruitore, trovo condivisibili e interessanti le riflessioni trovate sul blog "Musica & Memoria" al link https://musicaememoria-tecno.blogspot.com/2017/11/il-vinile-oggi.html

lunedì 21 novembre 2016

Cogan Hall Intermezzo - Alchimie ed equilibri di un bi-wiring

Cogan Hall è un marchio poco conosciuto, anche se in breve tempo, qualche anno fa ha saputo guadagnarsi proprio grazie al cavo oggetto di questo post, una invidiabile reputazione tra i cavi di segnale e di potenza top di gamma. La trasparenza e la neutralità del Cogan Hall Intermezzo Full Range erano i punti di forza su cui questo prodotto ha costruito la sua reputazione, ed effettivamente ho potuto anch'io riscontrare la capacità di questo componente di restituire voci, archi, fiati e la musica in generale con estrema trasparenza, naturalezza e intelligibilità.


Dopo varie prove effettuate sui cavi di potenza attingendo dal catalogo di Kimber Cable, Audioquest, Shimpy, Transparent Cable, Audio Note, Cogan Hall e Mit ho preferito tra tutte una soluzione di pilotaggio in bi-wiring. L'alchimia magica del Classè DR-3 / Minima Amator viene ulteriormente valorizzata con l'utilizzo del Cogan Hall Intermezzo sulle frequenze medio-alte e il Mit Terminator 750 plus sul medio-basso. Quest'ultimo offriva un basso pieno e corposo, e in accoppiata con il trasparentissimo Cogan Hall Intermezzo sulle alte frequenze forniva una efficace combinazione in termini di ricostruzione scenica, punch, trasparenza e dettaglio. Purtroppo però, contrariamente a quanto si possa pensare, col tempo anche i cavi possono essere soggetti ad usura. Le guaine interne dei due poli del Mit si sono cotte e sciolte, l'isolamento non era più garantito e il cavo andava in corto, per questo motivo ho dovuto cercare una sostituzione. Ho pensato di rimanere in casa Mit, considerato il profilo sonico di questi cavi.


Ho utilizzato il Mit Shotgun S3 di produzione più recente e il Terminator 750 plus II serie più anzianotto per sostituire il vecchio Mit. Entrambe i cavi confermano il profilo sonoro di casa Mit, caratterizzato da un basso corposo e un punch pronto e deciso, ma ci sono differenze che mi hanno fatto propendere decisamente per il secondo. Innanzitutto va ricordato che bisogna fare delle necessarie distinzioni all'interno del catalogo Mit, il livello S3 indica la costruzione a 8 poli, quella basic, se così si può dire per dei cavi da 800 euro a coppia, e via salendo verso il top di gamma S1. Stessa cosa per il Terminator 750, che ha 3 livelli di performance. Sul mercato dell'usato, essendo questi ultimi dei cavi fuori produzione, il costo equivale a quello degli S3 più recenti, ma le performance sono nettamente migliori. Oltre a una performance leggermente migliore sulla velocità e nettezza del basso, risulta evidente una migliore ricostruzione scenica e una migliore intelligibilità dei dettagli a favore del Terminator rispetto all'S3. Ovviamente con l'S2 o S1 ci sarebbe da rifare i conti.


Per quanto riguarda i Cogan Hall Intermezzo, utilizzati sulle frequenze medio-alte vanno segnalate alcune cose. Sono dei cavi rigidi a sezione tubolare, difficili da posizionare proprio per questa caratteristica, difficili da trovare sul mercato dell'usato e non più disponibili in commercio, il marchio stesso non si sa che fine abbia fatto, ma certamente questi cavi entrano a pieno titolo tra gli oggetti di assoluto interesse di questo blog: a confronto con cavi costosissimi top di gamma di qualunque costruttore danno filo da torcere, è il caso di dire, a chiunque. Qualcuno non ne vuol sentire parlare per la scomodità nel gestirli, terminati a uncino con il loro rame rigido sono difficili da collegare e scollegare per effettuare prove, ma la qualità musicale è sopraffina.  La trasparenza, la luminosità, il dettaglio e il microcontrasto sono i loro punti di forza, al punto da guadagnarsi un posto tra i nostri oggetti senza tempo per le loro qualità sonore. Se li trovate disponibili per un ascolto e magari per l'acquisto sul mercato dell'usato, siete fortunati, la quotazione non è proibitiva, ma il loro reale valore sonoro è immenso.

NOTE:
C'è da fare una raccomandazione però, una ma importante. I due poli del cavo, positivo e negativo, internamente alla guaina sono tenuti separati da semplici distanziatori in plastica, come si vede dalle foto, e non hanno la classica guaina rossa e nera che li protegge da eventuali contatti accidentali. Va fatta la massima attenzione nel maneggiarli, una torsione che potrebbe incrociare e far toccare i due poli li metterebbe in corto circuito, come è successo a me. Non sapendo come sono fatti internamente ho dovuto sguainare il cavo finito in corto circuito e solo così mi sono reso conto di questo. Se dovesse succedere a qualcun altro, sappiate che potrete sistemarlo senza sguainarlo tastando da un capo all'altro il cavo riportando i due poli paralleli l'uno all'altro.