mercoledì 23 gennaio 2013

Classè Audio DR-3







Ricordo bene quando ho ascoltato per la prima volta questo straordinario finale a stato solido. Era in occasione di una delle sessioni di ascolto organizzate in collaborazione con la rivista STEREO, sull'argomento Minima Amator, altro "oggetto senza tempo" che merita un suo spazio su questo blog. All'epoca questo diffusore, da pochi mesi lanciato sul mercato, aveva destato l'interesse di critica e pubblico anche oltre oceano e in poco tempo qui in Italia divenne un caso nazionale. Data la propensione delle Minima Amator a combinarsi con elettroniche di primissimo livello, la curiosità ci spinse a cercare partner anche nell'olimpo delle amplificazioni, scomodando i migliori in assoluto e cercando i limiti fino ai quali si potesse spingere questo mini diffusore. Il DR-3 della Classè Audio, abbinato a questo diffusore, si rivelò immediatamente un partner ideale, anzi, in quei 20 minuti che servirono all'ampli per andare in temperatura ideale di esercizio, si concretizzò la certezza che eravamo di fronte a una di quelle ricette magiche: velocità, punch, dettaglio da stato solido di razza si combinavano con il calore e la delicatezza di un ampli a valvole di quelli sopraffini, la ricostruzione della scena sonora in ampiezza e profondità di cui sono capaci le Minima Amator e quella loro spontaneità e naturalezza di emissione venivano magnificate dalle qualità soniche di questo ampli. Fu colpo di fulmine, ascoltarlo e amarlo in questa combinazione è stato un tutt'uno, e nelle molte altre in cui è stato provato, tirava fuori sempre quel suo profilo riconoscibile, quel piglio con cui tiene in pugno i diffusori, non brutale ma solido, quella sua timbrica naturale e quella delicatezza con cui sa porgere in modo chiaro anche il cosiddetto "battito d'ali di farfalla". Si era di fronte a un oggetto capace di emozionare, di arrivare al cuore, un capolavoro. In fondo non ho scoperto nulla di nuovo, il DR-3, che fece il suo debutto nell'85, fu da subito considerato un fuoriclasse, e non è un caso che ancora oggi se ne parla come uno tra i migliori ampli finali mai costruiti, a distanza di quasi 30 anni, da quando è stato partorito dalla mente di Dave Reich, l'illuminato progettista canadese che ne ha la paternità.

NOTE STORICHE

Dall'idea di Dave Reich di costruire un ampli di qualità assoluta, come alternativa ai mostri sacri americani Threshold e Mark Levinson, nasce nei primi anni '80 il Classè Audio DR-2, recensito da molte riviste tra cui The Absolute Sound ed HiFi Sound che lo adottarono come amplificatore di riferimento. Dopo 4 anni di permanenza nell'Olimpo dell'alta fedeltà il DR-2 viene sostituito dal DR-3, dove confluiscono tutti i miglioramenti che sono stati possibili grazie ad anni di ricerca e continue sperimentazioni di nuove tecnologie e materiali.

RECENSIONI

Son HiFi:
il DR-2 era uno dei primi 3-4 migliori ampli al mondo, il DR-3 è il migliore punto e basta.

Stereophile:
questo esotico amplificatore di bassa potenza ma che suona forte, alle mie prove di ascolto si è mostrato sempre il migliore. La sua dichiarata bassa potenza non descrive la sua dinamica, velocità, trasparenza, dolcezza e abilità nel comunicare le risonanze strumentali.

Suono:
non lo fanno più e fanno malissimo. Chi ce l'ha se lo tenga stretto, chi non ce l'ha lo cerchi. L'ampli a stato solido più delicato e raffinato dell'ultimo decennio. Vuole diffusori piuttosto efficienti.
(dalle classifiche de L'amateur professionel di Bebo Moroni - Classificato AA, massima categoria insieme ad altri 5 ampli finali)




SPECIFICHE TECNICHE E COSTRUZIONE

La logica con cui è stato costruito il DR-3 è quella del "no compromise" e dell'iper-dimensionamento, i dettagli di costruzione sembrano appartenere a uno strumento bellico e non ad un componente hi-fi. Lo chassis è in alluminio dello spessore di 4 mm, con un pannello frontale da 8 mm spazzolato e satinato. Quattro enormi bulloni assicurano il serraggio dei cavi di potenza, su questi e su tutti gli altri attacchi per il collegamento è stato studiato un procedimento di argentatura molecolare che consente la massima conducibilità e resistenza all'ossidazione. Il DR-3 ha masse flottanti ( e la massa è collegata solo ad uno dei due ingressi) bisogna prestare la massima attenzione a non unire i poli negativi dei due diffusori così come a non accenderlo senza prima aver collegato la sorgente in ingresso. Internamente l'elettronica è un esempio di raffinatezza. Le piste di rame sono realizzate tramite un procedimento chimico che deposita il rame nella scheda di vetronite, in modo da ottenere delle piste di rame OFC dello spessore di 8 volte superiore a quello indicato nelle specifiche per gli apparecchi militari. La componentistica è di livello no compromise, condensatori Wima in polipropilene ed elettrolitici della Mallory canadese fatti costruire su specifiche Classè. I trasformatori sono avvolti a mano con filo a sezione rettangolare mentre la sezione di filtraggio raggiunge i 160000 microfarad. La capacità di corrente di picco è di 38 ampère.
Le prestazioni di cui è capace il DR-3, sono affidate nello stadio di uscita a 4 transistor per canale Motorola-Durlington, ultraselezionati (70 su 100 ne vengono scartati) dal costo più che triplo rispetto a quelli montati da ampli concorrenti.




NOTE

Il finale di potenza Classè Audio DR-3 è stato proposto sul mercato in 3 configurazioni diverse: DR-3, secondo il progetto originale, che è quello più raffinato dal punto di vista sonico ma anche  elettricamente più delicato, il DR-3B, progettato per risolvere qualche problema di affidabilità del progetto originale, ma purtroppo cedendo rispetto al primo in termini di trasparenza e naturalezza, e il DR-3 VHC (very-high-current) che rispetto al progetto originale è appena un po' meno raffinato ma con un punch granitico e una capacità ancora maggiore di gestire carichi difficili.





6 commenti:

  1. Great review Francesco !
    Just bought this vintage amp myself, the original DR-3, and this review is spot on.
    Bridging circuit is not good so I had the cut the orange wire between the two channels (´E2´ ´bridge´ soldering points) Almost as good as my Levinson ML-2´s.
    Also substituted the old Mallory´s C11, C16 & C18 with Philips/Vishay BC axials just as in the ´B´and ´VHC´version.

    Greetings Robert

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  2. io ho il DR3 vhc da anni accoppiato al DR6 con ingresso fono( ancora quelli firmati all'interno)giradischi the WT signature con testina lyra clavis DC diffusori magneplanar QR 0.6 posso garantire ancora un impianto di riferimento.

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  5. Salve, ne possiedo due da una vita che utilizzo a ponte, sono passati di componenti nella mia catena ma i DR3 rimangono stabili ed irremovibili al proprio posto; unica accortezza per mantenerli in forma è di eseguire una controllo del bias da farsi ogni 6-8 anni per scrupolo.

    Unica inesattezza se mi posso permettere che ho letto nella presentazione riguarda le versioni dal passaggio del DR3 al DR3B.
    Di quest'ultima versione ne è uscita un'altra prima della definitiva cessata produzione, chiamata sempre DR3B ma che all'interno presentava qualche piccola modifica per garantire ancora più affidabilità a scapito di un pizzico di magia sonica in meno; dall'esterno apparentemente le versioni dei DR3B old e new sembrerebbero uguali ad un'occhio non attento, ed invece piccoli particolari ci sono quali ad esempio lo spessore del pannello di un paio di mm. superiore nell'ultima versione e pochi piccoli particolari che adesso non sto ad elencare.
    Saluti

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  6. Sono d'accordo con Pitrus per quanto riguarda il BIAS. Acquistato da poco in eccellenti condizioni, l'unica cosa da regolare era appunto il BIAS. Per il resto era ed è perfetto.

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